Per Arte e Comunità
L’arte avanza; raccoglie richiami, grida, opere con corpi che si proiettano verso l’alto; andiamo a vedere nelle nostre case la casa che fa il luogo per una vita, attraverso il gioco di creare piccoli capolavori all’interno dello spazio, il chiedersi se l’arte possa sognare una resurrezione, come fanno i rami, i germogli, i frutti, nello spessore di un’opera grande.
È un sogno, sì.
Là, nelle braccia l’una dell’altra - arte e comunità annodate, nell’urlo dei nomi, delle stanze, dell’illusorio confinamento, si può immaginare di vedere e sapere - come ci evoca la parola - quella forma, propria di un fiore, venuta dal silenzio, fiancheggiata dal suono, suprema somma fatta spirito.
Questo ci convoca al riconoscimento dell’Altro, a uno sguardo che arriva dall’esterno e scolpisce in ogni creazione artistica una grande intensità, proprio come accade quando si guarda una fotografia di famiglia, di persone amate.
Attraverso i segni che costituiscono il cammino di questo progetto creativo lo sguardo si apre e da ciascuna scultura, pittura, sgorga una forza che l’accresce.
Da un lato la verticalità, l’ammonizione pacata ad assumere la posizione eretta, e dall’altra l’orizzontalità, rivolta a una linea d’orizzonte, che, da occhio a occhio, metta a nudo l’Altro, lo straordinario.
E comprendiamo adesso quel volto incontrato sulla metropolitana, la presenza contrapposta all’assenza, l’impatto che una piccola vita esercita su di noi. Nell’incontro tra arte e comunità non ci possono sfuggire quegli occhi che provengono da fuori - li abbiamo guardati, né potremo eludere la sfida, restituendo un valore serbato nell’anima.
A pochi metri dall’abbazia di Santa Maria Rossa (1140) raccolta in un’aura d’intima religiosità, Casa Berra è un palazzo che misura il tempo, scandito da voci, dal suono dei passi, un piccolo cosmo in cui le travi fanno sentire il legno un componente di famiglia. È storia incisa nel lento fluire d’età, la sua bellezza, risalente al XV secolo, imprime una grazia delicata e misteriosa.