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La percossa dello sguardo, Simone Weil - Dialogo con Roberto Celada Ballanti

Category: Conference Hits: 458 Last Updated: Mercoledì, 22 Gennaio 2025 10:05

“Viviamo in un’epoca che non ha precedenti, e nell’attuale situazione l’universalità, che un tempo poteva essere implicita, deve essere pienamente esplicita. Deve impregnare il linguaggio e tutto il modo di essere.” Abbiamo bisogno di “qualcosa di dirompente” … “una nuova rivelazione dell’universo e del destino umano”. (Simone Weil)

Esplicitare l’implicito guada la meraviglia, come nella filosofia e nella poesia. Esplicitare l’implicito passa attraverso linguaggi plurali.

Claudio Magris, scrivendo, si addentra nella natura del λόγος filosofico e λόγος poetico; scrutando l’aggiunta di realtà formulata da alcuni filosofi nell’esercizio della riflessione sul Don Chisciotte di Cervantes, Magris si mette dalla parte di Sancho Panza: la filosofia “deve soffermarsi sul divario fra gli ideali e le cose, sulla mancata corrispondenza fra l’universalità postulata dall’idea e la miseria del reale che la smentisce”. Cogliendo il sentimento della nostra epoca, aggiunge: “per non irrigidirsi in una sterile formalizzazione concettuale, il pensiero non deve dimenticare tutto ciò di cui esso ha dovuto liberarsi per diventare pensiero”. Impattare con l’alterità mi spinge a “non dare forma all’oscurità, né illuminarla secondo strumenti metafisici, ma accoglierla e mostrarla” (C. Magris).

“Ogni stella ha il suo posto nella profondità del cielo”: è un verso di S. Weil e ancora: “nessuna cosa è sola;/tutto si corrisponde sulla giusta bilancia” - c’è una geometria nella bilancia, quasi a compensare lo squilibrio ingiunto dalla forza (“che ha il potere di trasformare gli uomini in cose”). Il tempo in Simone Weil è un tempo ricreato in cui si fa spazio uno sguardo dal non tempo, lei lo interroga tornando all’esperienza autentica in cui si sviluppa la libertà spirituale dell’individuo, spingendosi ad esplicitare l’implicito nell’universale.

Quale idea di alterità è all’origine di quella logica dei confini che Weil contesta a padre Perrin, dominata dalla dialettica dentro/fuori invece che dentro e fuori – ossia lo stare sulla soglia?

Si tratta ora di affrontare – parole di Roberto Celada Ballanti – “la logica dell’alterità che ha dominato in Occidente e che Weil contrasta, opponendo ad essa una nuova e diversa logica dell’inclusione”.

La voce di Roberto Celada Ballanti, in questa intervista, ci restituisce il valore di una visione che apre al dialogo interreligioso - e non solo - nella consapevolezza di pervenire a un nuovo Cristianesimo più vicino all’essenza della nostra civiltà.

ROBERTO CELADA BALLANTI è professore ordinario di Filosofia della religione e di Filosofia del dialogo interreligioso presso L’Università di Genova.
Numerose le sue pubblicazioni, tra le più recenti: Memoria, autobiografia, alterità. Dalla sapienza delle Muse all’infinito nulla dell’uomo contemporaneo, ed. Mimesis, 2024.

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Patrizia Trimboli

Patrizia Trimboli

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