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«Se solo sapessi sparire» - Simone Weil. Dialogo con Sabina Moser

Category: Conference Hits: 697 Last Updated: Venerdì, 07 Febbraio 2025 10:11

«Se solo sapessi sparire». È il suo modo di stare nella lingua, di essere «poeta», praticare una scrittura che tenda al distacco contemplativo, perché si vede la cosa in sé. L'opera più bella, insiste, è quella in cui il genio si esprime scomparendo, come un fiume che nel suo sfolgorio di luce pare un mare senza terra. In quello svanire scorre il suo volto e la sua luce è un punto in un gigante.

Uno svanire che è il compimento dell'idea di «décreation». Che si allarga nel cuore come una follia d'amore, non di sé ma dell'altro, come se nel tentativo di afferrare il nome, il suono si dissipasse, lasciando vibrare solo l'essenza, una pratica apofatica, fino alla cancellazione di sé.

È questo il motivo poetico al centro della sua voce: un'opera è perfetta quando l'autore si è dissolto.

Simone è disposto ad annullarsi perché il suo essere possa espandersi nel solo significato spirituale. Lei – c'era – è stata - solo - mani, invisibili.

“Se nel leggere i libri, non capirai qualcosa, non turbarti, lo comprenderai a poco a poco in futuro. La bellezza non è una cosa nella quale si possa penetrare immediatamente. O meglio, e più precisamente, ci si può penetrare anche subito, ma dopo esserci rimasti accanto per un po', e dopo che nell'animo i vari elementi assimilati progressivamente si sono composti insieme in maniera organica. “(P. Florenskij)

San Francesco

Una santità che ci guarda e ci trova nel Vero.

Il ritorno alla profondità interiore, alla parte più bella dell'anima, ci fa eletti - così da sentirci compresi in un amore grande, come se si diventasse noi così leggeri, colmi di significato, da essere infiniti insieme.

La kenosi di Francesco ci accresce nel cuore e nella mente, è energia, ci sveglia e risveglia. Non è un liberarsi del Dio-essere eckhartianamente.

Simone Weil segue la via della kenosi, svuotamento, come de-creazione a differenza di Francesco che sa entrare nell'orto dell'interiorità, radiante di un sentimento che dà vita, tra il silenzio senza fiato della meraviglia e la prima gemma di una grande unità. Amore ricreante è il Suo, intramato di pienezza, che irrompe, incanta, alza, ed è comunione. Povero è colui che è pieno dell'essenziale, colui che ha senza avere. In tale dignità la persona ritorna maestosa, perfetta, generatrice dell'immagine di Dio.

Di “Una santità geniale”, scrive Marco Vannini, mistico e filosofo : “D'accordo con l'Autrice del libro che presentiamo, abbiamo fondati motivi di ritenere che questo cristianesimo rinnovato, o per meglio dire, “ritirato al suo principio”, fosse per Simone quello incarnato nella vita angelica del santo di Assisi, così lontano da noi per tanti aspetti, eppure anche così vicino”.

Sabina Moser , di formazione filosofica e teologica, studia da tempo il pensiero weiliano, su cui, oltre ad articoli e saggi, si possono noverare numerose pubblicazioni; con Le Lettere: Il “credo” di Simone Weil (2018) e Simone Weil, La rivelazione indiana (con Marco Vannini, 2019).

Patrizia Trimboli

Patrizia Trimboli

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